Il PIL misura la qualità della vita? (3- la capacità di Amartya Sen – in dettaglio: Indice di Sviluppo Umano)

Il PIL misura la qualità della vita? (2 – la felicità di Layard – in dettaglio: la Felicità Interna Lorda)

Amartya Sen nello Lo sviluppo è libertà asserisce:

«I livelli di reddito della popolazione sono importanti, perché ogni livello coincide con una certa possibilità di acquistare beni e servizi e di godere del tenore di vita corrispondente. Tuttavia accade spesso che il livello di reddito non sia un indicatore adeguato di aspetti importanti come la libertà di vivere a lungo, la capacità di sottrarsi a malattie evitabili, la possibilità di trovare un impiego decente o di vivere in una comunità pacifica e libera dal crimine.»

Amartya Sen, Premio Nobel 1998

Sen sviluppa un approccio completamente nuovo alla teoria dell’uguaglianza e della libertà partendo da un esame critico dell’economia del benessere. Egli introduce due nuovi concetti, quello di funzionamento e di capacità.

Sen utilizza il concetto di funzionamento per indicare l’azione in cui un individuo è impegnato o l’attività alla quale si sta dedicando. Eppure la nozione di funzionamento è più ampia in quanto non è solo ciò che un individuo fa, ma anche quello che egli è. L’insieme di tutti i funzionamenti rappresenta il totale delle realizzazioni effettive di un individuo e cioè di tutto ciò che egli ritiene degno di fare o di essere. I funzionamenti hanno quindi sia un carattere dinamico (in quanto rappresentano azioni), ma anche un aspetto statico (in quanto stati di esistenza quali essere ben nutriti, avere rispetto di sé etc.). Si ha quindi:

– una concezione larga di funzionamento (ciò che un individuo fa);
– ed una stretta (ciò che un individuo è). Questo stato di esistenza può essere acquisito anche involontariamente (es. stato di denutrizione, di miseria, di salute o di alfabetizzazione minore o maggiore).

I funzionamenti sono strettamente legati alla capacità. Questa viene infatti definita da Sen in relazione ai suoi funzionamenti. Ossia una capacità è sempre specificata dalle combinazioni alternative dei funzionamenti che è possibile acquisire in quanto non impediti e che possono attuarsi in circostanze favorevoli non essendo presenti impedimenti od ostacoli esterni o mancanza di mezzi necessari al loro soddisfacimento. Questa prima parziale definizione di capacità equivarrebbe a opportunità (opportunity), intesa come la presenza di condizioni esterne favorevoli. A tale prima definizione di capacità se ne può aggiungere una seconda, che la completa.

In base a tale seconda definizione le capacità sono poteri interni al soggetto, presenti anche se non vengono esercitati. In tale senso essa è un aspetto della costituzione individuale delle persone e viene intesa come capacità (capability o ability) di carattere generale. Tale concetto permette di fare confronti interpersonali fondamentali per la teoria sociale e la teoria della giustizia distributiva, che sono ignorate da altri tipi di approcci. Sen porta l’esempio di una persona con deficit motorio che da sola non ha la capacità (ability) di uscire di casa, ma che aiutata da altri ha sia la capacità (opportunity) che la libertà di farlo.

Per Sen la prospettiva della capacità coincide con quella della libertà in quanto la capacità di un individuo di fare o non fare qualcosa o di essere o non essere qualcuno equivale alla sua libertà di agire e determinare se stesso. Sen quindi utilizza la nozione di capacità come libertà sostanziale di un individuo, in quanto nel concetto di capacità ingloba tanto la ability (ossia la capacità in senso stretto), quanto la capacità come opportunity.

La nozione di capacità riunisce pertanto, in un unico concetto, quello formale e quello sostanziale di libertà. L’approccio basato sulle capacità sarà così in grado di cogliere sfumature più ampie di assenza di libertà fra cittadini e soprattutto di non privilegiare un aspetto della libertà a detrimento dell’altro.

L’impianto teorico di Sen, la Capability approach, è costituito da una teoria del benessere umano che rappresenta il fondamento per la promozione di un nuovo concetto di sviluppo e l’elaborazione di nuove strategie di sviluppo internazionale.

L’approccio sulle capacità rappresenta pertanto un superamento critico delle teorie di etica tradizionale e si pone come alternativa sia alla teoria neoliberista che a quella utilitarista.

Per quanto riguarda il modello neoliberista, questo, per stabilire il livello di sviluppo di un nazione e la sua qualità della vita si affida infatti esclusivamente ad indicatori economici legati al reddito (PIL pro capite ecc.). Tale approccio, secondo Sen, è inadatto a dare informazioni sul benessere delle persone perché non tiene conto delle differenti caratteristiche dei soggetti e quindi dei differenti tipo di bisogno. Fattori quali età, sesso, malattie, invalidità, possono determinare differenti livelli di benessere a parità di reddito.

Il modello utilitarista, in particolare nella versione di Benthan, identifica il benessere degli esseri umani col concetto di utilità. Quest’ultima è definita come piacere, felicità, o soddisfazione legata a determinati fattori od eventi ed è quindi uno stato mentale soggettivo. Sen critica anche tale approccio perché niente impossibile, con esso, la formulazione di un giudizio normativo.

Tornando invece al modello di Sen, si può affermare che, data la correlazione stretta esistente tra funzionamenti e capacità (libertà) l’elemento fondamentale del benessere delle persone, della loro qualità della vita, è determinato dalla libertà sostanziale di cui essi godono (distinta da quella formale). Tale libertà, nella sua accezione positiva, è concepita come possibilità di agire e di essere, in opposizione alla libertà, nella sua accezione negativa, intesa solo come assenza di impedimenti formali. Emerge, in tal modo, il ruolo attivo della persona nel contesto sociale, nel realizzare se stesso e i propri valori mentre la società deve fornire tutti quegli elementi che le consentono di provvedere allo sviluppo dell’io e all’eliminazione del proprio malessere. La persona viene valorizzata in quanto caratterizzata da attività, progetti, obiettivi e tale ricchezza deve essere stimolata, protetta, salvaguardata e resa possibile. E tutto ciò ha un valore non solo rispetto della dignità individuale (necessità morale), ma ha anche un valore strumentale perché contribuisce in modo efficace al processo economico (collettivo). Non viene quindi riconosciuto solo l’importanza della soggettività, ma anche il ruolo attivo che devono avere la collettività e le Istituzioni nel concorrere a formarla. Con questa ottica è quindi evidente che non è sufficiente preoccuparsi di garantire alla persona solamente un reddito adeguato.

L’approccio di Sen è stato tuttavia criticato perché troppo soggettivo. Sen, pur affermando l’esigenza di definire un insieme di capacità minime, di fatto non le individua. Tale idea di una soglia minima di capacità umane fondamentali è stata ripresa e sviluppata dall’ONU nell’ambito dell’approccio dello sviluppo umano che ha portato alla creazione dell’ISU.

Nel primo Rapporto ONU si legge:

«Lo sviluppo umano è un processo di ampliamento delle scelte delle persone, un processo di continua eliminazione dei vincoli che impediscono loro di agire liberamente e di operare per realizzare stili di vita che rispettino la loro natura ed i valori profondi»

Lo Sviluppo Umano costituisce pertanto per l’ONU il fine sociale corretto cui deve tendere la Società Globale e pertanto ciò a cui deve tendere la crescita economica mondiale. In tal modo, per l’ONU, la crescita economica costituisce solamente il mezzo per promuovere il benessere delle persone e la loro libertà. In tal modo si cerca di superare la tendenza degli economisti a concentrare la propria attenzione esclusivamente sui mezzi dello sviluppo dimenticandone i fini, che sono il benessere e la libertà degli esseri umani. L’eccessiva enfasi data alla crescita del PIL ha trascurato il fatto che non esiste una corrispondenza esatta tra crescita economica e miglioramento della qualità complessiva delle persone.

L’ONU è giunto ad affermare anche che è necessario, in ogni fase della crescita, assicurare alle persone la possibilità di condurre una vita lunga ed in buona salute, di essere autonome dal punto di vista culturale e di avere accesso alle risorse necessarie per condurre una vita decente. Sono queste delle capacità di base che se non sono ottenibili rendono impossibili molte scelte e molte opportunità.

  • In dettaglio: Indice di Sviluppo Umano (ISU).

Tali considerazioni hanno portato alla creazione di un indice composto (ISU Indice di Sviluppo Umano o HDI Human Development Index) che affianca gli indici di sviluppo tradizionali basati sul PIL e sul reddito pro capite. Tale indice si basa su più indicatori semplici : la longevità, il cui indicatore è costituito dalla speranza di vita alla nascita, la conoscenza, il cui indice è costituito dal livello di alfabetizzazione, ed il controllo delle risorse (il potere di acquisto) i cui indicatori sono l’accesso alla terra, al reddito etc.

Dal 1995 l’ISU è stato affiancato da altri indicatori sensibili alla variabile di genere GDI (Gender Related Development Index) e il GEM (Gender Empowerment Measure).

Il conferimento a Sen del Premio Nobel nel 1998 riconosce come la sua teoria costituisce contemporaneamente una teoria dello sviluppo economico, una teoria di etica sociale e della giustizia, un modello interpretativo per definire la qualità della vita, una proposta di politica pubblica.

Dal 2010, la scala dell’indice è in millesimi decrescente da 1 a 0 e si suddivide, in base ai quartili, in quattro gruppi:

1. Paesi a molto alto di sviluppo umano, che nella Figura corrisponde al blu scuro;
2. Paesi ad alto sviluppo umano, nella figura in blu chiaro;
3. Paesi a medio sviluppo, in celeste;
4. Paesi a basso sviluppo umano, praticamente in bianco.

Quelli in grigio nella Figura sono tutte quelle aree di cui non si hanno dati disponibili per calcolare l’Indice di Sviluppo Umano.

Inoltre, dal Report rilasciato il 4 novembre 2010 con il titolo The Real Wealth of Nations: Pathways to Human Development, è stato introdotto un nuovo metodo di calco usando le seguenti tre dimensioni:

a. Una vita lunga e sana, che si misura dall’aspettativa di vita alla nascita (IAV);
b. L’accesso alla conoscenza, stimata dagli anni medi di istruzione (IAMI) e degli anni previsti di istruzioni (IAPI), che compongono l’indice di istruzione (II);
c. Uno standard di vita dignitoso, misurato dal Reddito nazionale lordo (GNI) pro capite, ovvero con l’indice di reddito (IR).

L’ISU viene calcolato infine come media geometrica dei tre indici elencati:
HDI = ³√(IAV x II x IR)

  • Conclusione sulla qualità della vita.

Tutti i vari approcci, sia quelli precedentemente presi in considerazione, sia altri solo accennati indirettamente, come l’utilitarismo di Benthan, evidenziano caratteristiche che vanno oltre il controllo delle risorse. Tali caratteristiche, che non vengono colte dalla transazioni commerciali, necessitano misurazioni quali le risposte ai questionari o l’osservazione dello stato delle persone fuori dal contesto di mercato.

Negli ultimi anni, sono stati condotti molti studi (come visto analizzando i vari tipi di approccio) per conoscere ciò che le persone ritengono veramente degno di valore e per studiare il loro effettivo comportamento nella vita reale. Si sono così evidenziate differenze significative fra i fenomeni reali e quanto ci si sarebbe aspettato dai presupposti della teoria economica. Molte di queste ricerche, come già visto in Layard ed Easterlin, sono state condotte da psicologi ed economisti, (come l’economista Daniel Kahneman che nel 2002 ha vinto il Nobel per l’economia), esse si avvalgono tanto di indicatori soggettivi che oggettivi.

Gli indicatori soggettivi, sono quelli che sono stati usati tradizionalmente da economisti ed esperti di statistica. Molti aspetti delle nostre economie (per esempio la disoccupazione) sono infatti misurati in base alle risposte fornite dagli interpellati. I ricercatori ritengono che tali indicazioni soggettive aiutino a prevedere il comportamento delle persone. Così le persone che esprimono maggiore insoddisfazione per il proprio lavoro hanno più probabilità di dimettersi, mentre coloro che affermano di essere “felici” sorridono di più, come viene anche evidenziato da una correlazione con gli impulsi elettrici del cervello (aspetto questo già visto in Layard). Un fatto importante di tali auto descrizioni soggettive è che tali misure forniscono informazioni sui fattori che incidono sulla qualità della vita al livello di ogni singola persona. Tali fattori comprendono vari aspetti quali le caratteristiche dell’ambiente in cui le persone vivono, che tipo di lavoro svolgono come raggiungono il luogo di lavoro, quanto si socializza, sempre sul luogo di lavoro etc. Comunque, tutte queste informazioni hanno la caratteristica di andare al di là di quelle espresse dal solo reddito, come nel caso negativo della disoccupazione il cui impatto è superiore alla sola perdita sofferta in termini di reddito.

I Sistemi Statistici nazionali devono compiere passi avanti per poter incorporare domande relative ai vari aspetti del benessere soggettivo e della felicità in grado di esprimere nuovi indicatori che li rappresentino congruamente.

Prendiamo ora in considerazione i fattori oggettivi. Come abbiamo già visto, nel paragrafo relativo, Amartya Sen, ha posto in risalto le condizioni oggettive in cui si trovano le persone ed anche le opportunità che hanno a disposizione. Tra le condizioni oggettive ricordiamo la salute, la libertà di cui godono, l’istruzione.

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Fonte: Il mondo in cifre 2013, The Economist

Per la salute esistono molti indici, ma non ce ne è nessuno che sia accettato da tutti. In ogni caso è indicativo che le misurazioni non monetarie dello stato di salute delle persone non coincida, anche in modo notevole, con le misurazioni economiche tradizionali. Basta confrontare la tabella sulla speranza di vita nei vari paesi con quella relativa al PIL pro capite (vedere le tabelle). Altri elementi che incidono sulla qualità della vita sono sinteticamente di seguito riportati.

L’istruzione che incide soprattutto come autovalutazione della propria vita, indipendentemente dagli effetti sui guadagni e sulla produttività. (Indicatori oggettivi esistono per esempio sulle iscrizioni scolastiche o sul rendimento).

Anche il modo in cui le persone utilizzano il proprio tempo ed il tipo di attività personali contribuiscono alla qualità della vita. Tra queste ultime rientrano il lavoro e la sua retribuzione, il tempo libero, l’alloggio, gli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro. In molti di questi casi mancano però ancora indicatori adeguati.

Ancora, tra gli elementi che influiscono sulla qualità della vita rientrano i rapporti sociali, chiamati a volte anche “capitale sociale” per porre in evidenza i benefici che questi possono arrecare direttamente o indirettamente (per esempio come protezione o sicurezza, od anche come maggiore possibilità di trovare lavoro).

Anche le condizioni ambientali rientrano in tale categoria. Queste possono, per esempio, incidere sulla salute dal momento che si può vivere in un ambiente sano o in un luogo inquinato. Anche in questo caso, pur esistendo una serie di indicatori che misurano vari aspetti, che vanno dalle misurazioni dello stato oggettivo della qualità dell’ambiente (polveri sottili, inquinamento acustico etc.), al monitoraggio dell’attività delle pubbliche amministrazioni, delle aziende (pubbliche e private),etc.

Mancano, anche in questo caso, indicatori specifici che misurino tutto ciò dal punto di vista della qualità della vita. Il problema è quello di riuscire ad aggregare la ricca gamma di indicatori per arrivare ad un Indicatore scalare della Qualità della Vita. Come esempio di aggregazione di indici l’esempio più noto è l’ISU (Indice di Sviluppo Umano), di cui abbiamo già parlato. Per arrivare, tuttavia a sviluppare un unico indicatore ci vorrà ancora uno sforzo importante da parte degli Enti Statistici Nazionali e Internazionali.

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